Una Niva Estrema!!!

Da possessore di Niva ne sono come tutti credo entusiasta, riconoscendone le qualità ( ed i limiti)
Vedendo alcuni filmati di gruppi di off road estremo (Trial in particolare) ho visto raramente delle Niva estreme, mentre i vari Nissan Patrol, Jeep Wangler e Suzuki (Samurai o Jimny) e persino il flemmatico LandRover la fanno da padroni…
Ci sono molti video di Niva che si cimentano tra fango e neve con successo, ma ne avevo viste poche in livrea estrema da Off duro..
Poi ho trovato questo aticolo con tanto di dettagliata descrizione delle varie modifiche ( che ahimè hanno reso la Niva adatta solo a percorsi non stradali -in quanto non omologabili)…
Abbiamo visto Niva anche nella Dakar ma onestamente sappiamo che solo l’involucro era della Niva mentre tutto era di fatto un prototipo ( con motori Ferrari anche!)
Questa ha molte modifiche ma il cuore è il classico 1600 ( con carburatore maggiorato) e molte parti sono ancora originali…

Ma leggete l’articolo originale per saperne di più (da 4x4Magazine)

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Gli attriti e la lubrificazione della trasmissione

di Alessandro Ancarani

(trascrizione e redazione di Andrea Balzarini)

Gli attriti

In passato mi occupavo di tribologia, la scienza degli attriti, e proprio di attriti parleremo, perché, nei vari interventi di manutenzione della macchina gli attriti sono sempre all’ordine del giorno, che si tratti della scatola del cambio, del motore o di qualsiasi altra parte meccanica.  Vorrei approfondire brevemente la questione della lubrificazione. Naturalmente noi ci occupiamo qui soprattutto della Lada Niva, ma il discorso vale anche per la porta o il catenaccio di casa, insomma per tutti i componenti meccanici ove ci sia contatto tra due o più elementi metallici.

Il problema centrale di tutti i componenti meccanici che vengono in contatto tra di loro è dovuto al fatto che le superfici godono, o meglio soffrono, della proprietà dell’affinità molecolare: due molecole o due atomi della stessa sostanza tendono ad attrarsi fra di loro. L’affinità molecolare spiega anche l’origine della pioggia. Se l’aria si riempie di molecole di acqua, queste molecole tendono a unirsi quando si trovano l’una vicina all’altra; quando gli “agglomerati” di molecole identiche (in questo caso di acqua) diventano molto grandi e pesanti, iniziano a cadere e determinano la pioggia.

Lo stesso fenomeno si verifica nelle nostre macchine. Due ingranaggi di acciaio accoppiati fra loro cominciano a scambiarsi degli atomi e delle molecole. Anche in questo caso, quando gli “agglomerati” di molecole tutte identiche diventano molto grandi, si staccano e gli ingranaggi si consumano.

ingranaggi

Facciamo un esempio: avete mai smontato il motorino del tergicristallo? Se lo faceste, potreste notare che all’interno si trovano un ingranaggio di acciaio e uno di nylon. Perché proprio di nylon? Semplice: perché in questo modo si diminuisce l’usura, grazie al fatto che la struttura molecolare del nylon è completamente diversa da quella dell’acciaio. Così, anche se un ingranaggio sfrega sull’altro, non vi è scambio di sostanza. Questo è anche il motivo per cui i cilindri sono di ghisa e i pistoni sono di alluminio e per il quale le bronzine non sono fatte di acciaio.

Con l’olio si ottiene lo stesso risultato. Perché l’olio ha una funzione lubrificante?

Perché evita che il metallo di un olio su  ingranaggi ingranaggio, o di una bronzina o di un pistone dentro un cilindro, venga in contatto con l’acciaio o con il metallo molto simile che si trova nel componente ad esso accoppiato.

Come si gestiscono le superfici di contatto?

La funzione dell’olio come lubrificante spiega anche la necessità che gli olii presentino una certa durezza. Infatti, se fossero troppo teneri, il velo creato tra un ingranaggio e l’altro non sarebbe sufficiente a impedire completamente il contatto tra le due parti di metallo. Per questa medesima ragione, quando partite con l’auto è sempre bene procedere adagio, perché l’olio deve avere il tempo per stendersi completamente sulle superfici di contatto che deve preservare.

Si può anche optare per gli olii, come i Bardahl, con additivi (per esempio il fullerene), additivi capaci di ridurre ulteriormente lo scambio molecolare. Questo spiega perché alcuni motori possano durare un milione di chilometri mentre altri no.

Parliamo quindi dei giunti omocinetici, le crociere e tutti i componenti meccanici che vengono ingrassati con il grasso al bisolfuro di molibdeno.

grasso al molibdeno All’interno di questo grasso sono presenti microparticelle sferiche di bisolfuro di molibdeno, una sostanza morbidissima e completamente diversa dall’acciaio. Questo lo rende in grado di rivestire, “verniciare” le superfici accoppiate che, in questo modo, non possono entrare in contatto diretto tra loro. È per questa ragione che si tratta del miglior lubrificante per le crociere e per i giunti omocinetici della vostra Niva.

Non fidatevi di quanti dicono che bisognerebbe preferire il grasso al litio perché è più scorrevole e resiste meglio alle alte temperature. Usate il grasso nero ovunque vi siano parti che si muovono, persino sulle cerniere delle portiere e sui leveraggi, come quello della frizione, i cuscinetti dei mozzi e persino il motorino del tergicristallo. Il fatto che le industrie automobilistiche non lo utilizzino è dovuto semplicemente a ragioni di natura economica (il grasso al bisolfuro di molibdeno è relativamente costoso); sulle linee di montaggio delle automobili, infatti, si cerca di risparmiare anche sui dettagli più piccoli.

Com’è fatto il grasso e perché deve essere sostituito periodicamente

Dovete pensare al grasso come a una spugna di sapone di litio che assorbe il lubrificante, ovvero l’olio. All’interno dei cinematismi, l’olio viene trattenuto e rilasciato gradualmente perché possa rivestire le superfici di contatto. Avete presente tutte le gradazioni come NGL1, NGL2, NGL3 e così via? Esse esprimono la densità della “spugna”, a prescindere dalla gradazione dell’olio con cui viene impregnata. Ciò significa che la densità e la capacità lubrificante di un grasso sono svincolate l’una dall’altra. Ovvero, ci sono grassi molto morbidi che hanno olii molto duri e viceversa.

Se state ingrassando le crociere, non dovete fermarvi quando vi accorgete che il grasso vecchio inizia a uscire: il grasso deve essere cambiato integralmente. Del resto, quando si cambia l’olio del motore, lo si fa integralmente, perché l’olio vecchio, con l’andare del tempo, ha perso le sue caratteristiche. Perciò quando ingrassate le crociere, smettete di pompare grasso nuovo solo quando vedrete fuoriuscire del grasso pulito: a quel punto saprete con certezza di averlo sostituito completamente. Altrimenti lascereste nella crociera un grasso impoverito, dove è rimasta solo la “spugna”, ma non l’olio.

Tappo frizione con sensore livello liquido

di : Riccardo Altamura

da un’idea di: Alessandro Ancarani – esecuzione e foto di : Angelo Sitara

Un’altra semplice, geniale soluzione che ci può evitare di restare con il liquido della frizione sotto livello, o metterci  in guardia per un’eventuale perdita nel circuito dell’impianto della frizione.

In pratica si tratta di dotare la vaschetta del liquido frizione di un tappo analogo a quello installato sulla vaschetta del liquido dei freni, collegando i rispettivi morsetti elettrici in parallelo tra i due tappi, in modo che i due sensori lavorino sullo stesso circuito elettrico, a sua volta collegato alla spia relativa sul cruscotto.

Di seguito alcune immagini esplicative:

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L’unico eventuale problema che potreste riscontrare potrebbe essere quello di non riuscire a trovare un tappo della vaschetta del liquido freni che vada bene per quella del liquido frizione, questo perché può essere che il tappo con il sensore abbia il galleggiante di larghezza o lunghezza non compatibile con la vaschetta dell’impianto frizione.

Provate ad inserire il tappo nero dei freni nella vaschetta della frizione, se entra senza forzare e non va a toccare il fondo, allora usate quello. Per quello dei freni vi ordinate una nuova vaschetta completa di tappo con contatto elettrico a galleggiante (cod. 21011-3505100 o cod. 21030-3505110), ovviamente userete solo il tappo, la vaschetta la tenete nei vostri pezzi di ricambio, non si sa mai…

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Tensionamento manuale della catena di distribuzione

di Andrea Balzarini

Per i modelli precedenti alla versione 1.7 iniezione multipoint, ovvero per i modelli 1.6, 1.7 a carburatore e 1.7i SPI, il manuale d’officina prevede un intervento di manutenzione ordinaria, spesso disatteso da molti possessori di Lada Niva, ma non per questo meno importante: il tensionamento della catena di distribuzione. Le motorizzazioni Diesel sono naturalmente eccettuate, perché equipaggiate con motore Peugeot con cinghia di distribuzione.

La procedura prevede di allentare il dado che insiste sul tensionatore, far ruotare l’albero motore per 2-3 giri e serrare di nuovo il dado: tutto qui!

Ma non tutti hanno a disposizione la manovella per l’avviamento manuale, che serve per mettere in rotazione l’albero motore. Esiste però un sistema molto semplice, oggetto di questo breve articolo. Questa procedura mi è stata suggerita da Alessandro Ancarani.

Occorrente:

Cric; chiave del 13; chiave specifica per le candele.

Procedura:

  1. Selezionare la marcia più alta (generalmente la quinta; la quarta per i più vecchi 1.6), con la leva del riduttore nella posizione delle marce normali.
  2. Rimuovere le candele. Questa operazione (non indispensabile, ma raccomandata) ha come scopo la riduzione della compressione all’interno del motore, utile per rendere più facile la rotazione manuale dell’albero. È anche una buona occasione per osservare lo stato delle candele e per una loro eventuale pulizia o sostituzione.
  3. Con il cric in dotazione, o meglio con un cric idraulico, sollevare una delle due ruote anteriori.
  4. Allentare il dado del tensionatore. È facile individuarlo: si trova sul lato destro del motore, sopra l’alternatore e si trova in testa a una colonnina cilindrica.TimingChainBolt
  5. Con le mani ruotare la ruota che avete sollevato nel senso di marcia (in senso orario se è l’anteriore destra, in senso antiorario se si tratta dell’anteriore sinistra) per 3-4 giri. Non ci vorrà molta forza se sono state rimosse le candele.
  6. Abbassare l’auto con il cric.
  7. Stringere con forza il dado del tensionatore.
  8. Rimontare nelle rispettive sedi le candele.

Conclusioni:

Il tensionamento della catena di distribuzione dovrebbe essere effettuato ogni 10.000 chilometri.
Nel mio caso, non sapendo quando fosse stato effettuato la volta precedente (ho ereditato da non molto la mia Niva), ho provveduto a farlo.
Con mio grande piacere è scomparso un fastidioso ticchettio che proveniva dal motore, specie ai bassi regimi e a freddo.

Una buona massa

di : Riccardo Altamura

 

Sulla Niva molti problemi elettrici (e non solo) possono essere causati principalmente dal contatto della massa che non è ottimale, vuoi per ossidazione del punto di contatto sulla carrozzeria o per gli stessi spinotti (quelli originali di serie) di contatto ad occhiello che sono di  scarsa qualità.

Per prima cosa sarebbe meglio sostituire questi spinotti, uno ad uno, con altri analoghi, ma ovviamente di migliore fattura; ce ne sono diversi sparsi qua e là, la maggior parte si trovano nel cofano motore, ma altri sono anche nascosti sotto le coperture in plastica degli interni, è un pò come fare una sorta di caccia al tesoro…

Un’altra ottima soluzione per garantire alla vostra Niva una buona massa sulla carrozzeria è quella di far partire dal negativo del morsetto della batteria due cavi di generoso spessore, uno in parallelo a quello già esistente che è subito in prossimità della batteria stessa (vedi figura 1) ed un altro che, sempre dal morsetto del negativo, si collega al motore, nello specifico su un sostegno vicino al collettore di aspirazione (vedi figura 2).

Fig.2 : Cavo a massa da 5mm. messo in aggiunta a quello di serie, in prossimità della batteria
Fig.1 : Cavo a massa da 5mm. messo in aggiunta a quello di serie, in prossimità della batteria

Cavo autocostruito a massa collegato in prossimità del collettore di aspirazione
Fig.2: Cavo autocostruito a massa collegato in prossimità del collettore di aspirazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ buona regola sapere che in un cavo elettrico maggiore è la sua sezione (inteso come diametro), migliore sarà la sua conducibilità elettrica ed avrà anche una minore dispersione, ma anche costi molto alti.

Se a casa avete un pezzo di filo del tipo classico tripolare, con sezione standard da 1 mm. per filo, vi suggerisco un modo per farvi da soli un ottimo cavo, paragonabile ad uno singolo con sezione da 6 mm.

Di seguito la spiegazione sotto forma di immagini…

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Sedile: smontaggio e allineamento.

di : Riccardo Altamura

Come si sa, l’assemblaggio della Niva lascia alquanto a desiderare, non fanno eccezione anche i sedili, dove molto spesso le guide di scorrimento risultano non in asse, creando per questo dei contatti quando lo stesso sedile si trova a fondo corsa,  o con il tunnel centrale o con la portiera.

Per ovviare a questo inconveniente è sufficiente registrare le viti che bloccano i binari dei sedili al supporto posto sul pavimento dell’auto. Questa registrazione è possibile grazie al fatto che i fori dei binari posteriori, ancorati al sedile,  sono asolati (vedi figure 1 e 2), permettendo per questo una piccola oscillazione, sufficiente per eseguire un giusto allineamento.

Fig.2 : Foro asolato posto sul binario del sedile
Fig.2 : vista da sotto del foro asolato posto sul binario del sedile

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Fig. 1 : vista del foro asolato del binario del sedile

Il sedile è tenuto bloccato al pavimento attraverso le 4 viti a testa esagonale che si vedono in testa ad ogni fondo corsa del binario (vedi fig. 3); svitando completamente le stesse viti, utilizzando una chiave a cricchetto a tubo dell’ 8, è possibile rimuovere facilmente l’intero sedile (vedi fig. 4).

Fig.4: chiave a cricchetto e le 4 viti smontate
Fig.4: chiave a cricchetto e le 4 viti smontate

Fig.3: vite da 8 che ancora il sedile al pavimento
Fig.3: vite da 8 che ancora il sedile al pavimento

Quindi, per concludere, se vogliamo registrare il sedile, basterà allentare le 4 viti (senza toglierle) e, muovendo con le mani il sedile, si fa in modo che quest’ultimo si stabilizzi in una posizione corretta ed allineata con lo scorrimento sui binari.

Se invece volessimo asportare completamente il sedile dalla sua sede, è sufficiente togliere completamente le 4 viti.

Sostituzione carboncini (spazzole) elettroventole

di Luigi Bonafede

Da un certo momento in poi la Niva ha montato delle elettroventole al posto della ventola fissa.
Sono 2 elettroventole montate su un supporto rettangolare che è posizionato davanti al radiatore.
Quando una delle 2 ha ceduto (nota: in presenza dell’aria condizionata le ventole girano continuamente quando è accesa)
ho comprato la elettroventola in rete… Ma pur essendo QUASI uguale, non è stato possibile montarla nel frame predisposto…
Quindi avendo ormai smontato il tutto sopperii con delle spazzole adattate con molto tempo, pazienza e carta vetrata.
Poi con in mano una vecchia spazzola mi sono messo alla ricerca della “spazzola” giusta….
Non sapete che piacevole sorpresa nel trovarle da un vecchio ricambista …
Si tratta di una Magneti Marelli, quelle che ho trovato io sono compatibili, ma col codice originale si possono comprare anche in rete…(nota cliccando sulle immagini si ingrandiscono)

 

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Per smontare le ventole occorre smontare il radiatore, ma nel mio caso anche quello dell’impianto di condizionamento.
Ho smontato i tubi del collegamento acqua ( dopo aver svuotato il radiatore in una vasca di recupero).
Normalmente il radiatore ha 2 viti all’interno verso il motore che stringono il radiatore verso il frontale con 2 supporti in gomma, ed in basso poggia su 2 supporti su cui presumo fosse avvitato.
Presumo, perché nella mia avendo inserito davanti all’originale un radiatore aggiunto il primo viene a trovarsi spostato di 5cm e quindi non era fissato in basso ( ho messo poi io delle fascette da elettricista)

Le ventole sono in una cornice di plastica
Le ventole sono in una cornice di plastica

La cornice è infilata in basso con 2 perni in plastica in dei fori, in alto a seguito modifica nella mia erano trattenute dal radiatore e da 2 fascette ( impianto A.C. montato veramente male) ma presumo ci fossero delle viti….

 

Una volta smontata occorre svitare la ventola dal motore con un dado da 10 e poi sfilarla, attenzione perché il perno è tondo ed ha un foro in cui è infilato un piccolo tondino di ferro che fa da traversina per far girare la ventola ( se si perde basta un chiodino tagliato….) dopo aver sfilato la ventola meglio estrarre il chiodino e riporlo perché si fila e si perde con facilità….

SI svita la ventola con una chiave da 10
Si svita la ventola con una chiave da 10

Si svitano i 3 dadi da 10 che trattengono il corpo motore sulla cornice delle ventole, e si può aprire il motore che è tenuto chiuso da 4 bulloni sottili e lunghi da 7 che lo attraversano da parte a parte.

Attenzione al pernetto infilato di traverso sull'alberino
Attenzione al pernetto infilato di traverso sull’alberino

 

 

Il motore si apre facilmente
Il motore si apre facilmente

Aperto il motore si trova una placca di plastica che sostiene i carboncini
Aperto il motore si trova una placca di plastica che sostiene i carboncini

 

Una volta aperto il motore si vede una placca di plastica con un foro centrale, nel foro passa l’alberino del rotore,
estraendo la placca sotto si vedono le spazzole che sporgono dai contenitori in lamiera.

Le spazzole sono inserite in scatolati di lamiera, una molla li spinge verso il rotore, il fondo dei supporti delle spazzole si apre con un cacciavite piegandolo verso l’alto, ma attenzione alla molla che scappa via.
Lo scatolato ha una fessura in cui scorre la treccia di rame…
La treccia è saldata su un piolino, occorre un saldatore potente per sciogliere e risaldare…

le spazzole sono inserite in classici contenitori di lamiera
le spazzole sono inserite in classici contenitori di lamiera

Attenzione a posizionare la treccia in modo che poi abbia la giusta escursione.
Inserite le nuove spazzole si deve inserire la molla e trattenerla compressa dentro aiutandosi con un cacciavite a taglio piccolo inserito nella fessura, ripiegando il fondo dello scatolato di lamiera ( attenzione a non forzare o farlo troppe volte pena rottura) si blocca la molla e la spazzola.
Per rimontare occorre tenere le spazzole spinte per allargare il foro e poter inserire il blocchetto su rotore del motore…
Si rimontano i 4 bulloncini, poi si mette il perno, si infila la ventola e si stringe il dado da 10
SI riposiziona la elettroventola sulla cornice e si blocca con i 3 dati…
e si rimonta il tutto in ordine inverso…

MA prima si collegano e si prova ( se si a l’A.C. si accende e partono le ventole) oppure si collega con fili volanti alla batteria e si testano una per volta

Come sollevare la Niva in tutta sicurezza

di : Angelo Sitara

 

Introduzione

Chi vuole cimentarsi nel fare da se le manutenzioni sulla propria Niva, si trova ben presto ad affrontare il problema di come sollevarla, quali mezzi usare e quali sono i punti di ancoraggio più stabili e sicuri.

Come tutti sappiamo, il cric dato in dotazione è molto rudimentale, instabile ed inaffidabile, soprattutto sotto il punto di vista della sicurezza; serve giusto per gli interventi di emergenza e nulla di più.

Per questo è meglio affidarsi all’utilizzo di supporti meccanici le cui caratteristiche permettono di eseguire tutti i principali lavori di manutenzione sulla nostra Niva in piena sicurezza.

 

La scelta del cric e dei cavalletti

Sollevare la Niva è un’operazione sostanzialmente semplice, ma è importante eseguirla in modo corretto e dotandosi di mezzi adeguati.

Primo fra tutti il sollevatore idraulico (più comunemente chiamato cric), questo dev’essere del tipo a carrello (vedi figura 1) e, quando è completamente abbassato, la sua altezza deve essere tale che il cilindro sollevatore di contatto dello stesso cric passi, senza toccare, sotto il piatto porta molla, relativo ai bracci sia della sospensione anteriore che di quella posteriore.

Fig.1: sollevatore idraulico montato e con braccio alzato
Fig.1: sollevatore idraulico montato e con  braccio alzato

Essendo la Niva un’auto relativamente alta  da terra, bisogna che il  cric abbia  un’escursione di sollevamento che arrivi ad  un altezza  massima di almeno 54cm. –  60cm. ed abbia una portata minima di  almeno 20 quintali, se è di più meglio  ancora.

In aggiunta al cric, per eseguire delle  importanti manutenzioni sotto  la Niva, è  bene dotarsi anche di 4 cavalletti, questi devono essere  possibilmente del tipo a cremagliera (vedi figura 2) con portata massima di almeno 6 tonnellate (che è quasi 5 volte il peso della Niva), devono avere un’altezza minima di 40cm. ed arrivare ad un’altezza massima intorno ai 60cm.

Fig.2 : Cavalletti di sostegno a cremagliera
Fig.2 : Cavalletti di sostegno a cremagliera

I cavalletti a cremagliera sono preferibili, rispetto a quelli con alzata manuale e bloccaccio fatto attraverso lo spinotto nei fori, perché permettono frazioni di regolazione più selettive e sono muniti comunque dello spinotto di sicurezza.

 

La posizione corretta e l’ordine di operazione

Come abbiamo già detto, il cric serve per sollevare una parte della vettura, permettendo di volta in volta di alzare ogni singola ruota staccandola da terra.

Il modo corretto per eseguire questa operazione è quello di puntare il cilindro di sollevamento del cric sotto il piatto portamolla, questo sia per quanto riguarda la zona anteriore che posteriore (vedi indicazione n. 2 della figura).

E’ buona regola interporre tra il cilindro sollevatore del cric ed il piatto portamolla una tavoletta di legno di almeno 3cm. di spessore, questo , oltre a dare maggiore superficie di appoggio al cilindro del cric, fornisce un supporto più stabile all’azione di sollevamento.

Il cric da solo, quindi ha la funzione di sollevare ogni singola ruota, permettendo così operazioni semplici come la sostituzione di uno pneumatico, oppure delle pastiglie dei freni, ma se bisogna eseguire delle operazioni meccaniche più importanti e/o operare sotto l’ auto, allora è necessario sollevarla completamente da terra e questo lo si fa utilizzando i 4 cavalletti.

Vediamo adesso come fare per eseguire questa operazione in modo corretto e senza rischi sia per voi che per la vostra Niva.

Per prima cosa è importante sapere che se si vuole alzare la Niva su tutti e 4 i cavalletti portandola così all’altezza massima (che abbiamo visto essere di circa 60cm.) è buona regola andare per gradi, alzandola un po’ alla volta, diciamo non più di 5 – 10 cm. per volta, questo per non creare troppo sbilanciamento nella fase di posizionamento alterno degli stessi cric/cavalletti.

Ogni singolo cavalletto va posizionato sotto l’attacco predisposto per l’innesto del cric fornito di serie della Niva (vedi indicazione n.1 della figura). Per cui per mettere un cavalletto, per esempio nella parte anteriore sinistra, sotto il lato guida, bisogna per prima cosa posizionare il cric sotto il piatto molla della sospensione anteriore sinistra, azionare il cric pompando olio e, una volta raggiunta l’altezza desiderata, si inserisce il cavalletto sotto il longherone in corrispondenza dell’innesto del cric anteriore sinistro.

Punti di ancoraggio dei cavalletti (1) e del sollevatore idraulico (2)
Punti di ancoraggio dei cavalletti (1) e del sollevatore idraulico (2)

Una volta che il cavalletto è nella giusta posizione, a pochi millimetri dal punto di contatto , si fa scendere lentamente il cric, scaricandone la pompa, in modo che il longherone si appoggerà al cavalletto stesso.

Altra cosa importantissima da tenere sempre presente è quella che, se si vuole alzare la Niva su tutti e 4 i cavalletti, bisogna seguire una sequenza corretta, in modo da evitare spiacevoli conseguenze; quindi bisogna per primo sollevare la ruota anteriore sinistra (lato guida), poi la ruota posteriore sinistra (lato passeggero dietro il guidatore), di seguito la ruota anteriore destra (lato passeggero) e per finire quella posteriore destra.

Ricordarsi sempre di alzare la macchina per gradi, un po’ alla volta, in modo da evitare che l’auto stessa si ribalti su un fianco…

Una nota importante: alcuni meccanici, o pseudo tali, asseriscono che un auto si può sollevare agendo anche sulla boccia del differenziale (solitamente lo fanno sul differenziale posteriore della Niva), questa manovra può andare bene per veloci manutenzioni, ma data la non omogeneità della stessa scatola del differenziale, sarebbe preferibile evitare di agire su questo organo, perché una eventuale vibrazione potrebbe far scivolare il cric, causando così danni.

 

Altri attrezzi utili

Se proprio vogliamo completare il corredo attrezzi per un perfetto lavoro, sarebbe bene procurarsi anche un carrello sotto auto, ergonomico e dotato di ruote per entrare ed uscire agilmente da sotto l’auto. (vedi figura 3)

E per finire, un altro attrezzo utilissimo per tenere fermi organi meccanici che si vogliono scollegare (come per esempio cambio, riduttore, piastre di protezione, etc…) è utile acquistare un “piccolo” sollevatore idraulico per moto. (vedi figura 4).

Quest’ultimo lo si può trovare a meno di 100 euro, anche nei centri commerciali; mentre per quanto riguarda il cric ed i cavalletti è buona regola acquistarli di ottima qualità, senza andare troppo al risparmio.

Fig.3 : Carrello sotto auto ergonomico con ruote
Fig.3 : Carrello sotto auto ergonomico con ruote

Fig.4 : Sollevatore idraulico per moto
Fig.4 : Sollevatore idraulico per moto

Consigli utili per un buon trattamento antiruggine

di : Angelo Sitara (Naniva)

 

Introduzione

Chi possiede una Niva, soprattutto quelle un po’ datate, fra i vari problemi, ha dovuto sicuramente affrontare anche quello della formazione di ruggine in vari parti, sia sulla carrozzeria che sul telaio.

Purtroppo questa è una “caratteristica” che è quasi parte integrante nella costituzione (o mal costruzione, a seconda di come la si vuole vedere) della Niva; oggi in parte superata nei nuovi modelli, caratterizzati da un trattamento anticorrosivo e di verniciatura più curato e di diversa formula.

Per limitare al massimo questo annoso problema della formazione di ruggine, vi suggerisco di operare come segue e vedrete che la vostra amata “bestiaccia” manterrà una carrozzeria perfetta per molti anni.

Un mio consiglio è quello di usare sempre buoni prodotti di marca, non lesinate sul prezzo perché un prodotto scadente ed economico darà risultati scadenti.

 

Riparare piccole parti arrugginite

Per prima cosa, pulite bene la parte da trattare, usando un Drimel, spazzolina di ferro o carta vetrata non troppo grossa, poi fate un buco rotondo in un pezzo di nastrocarta per carrozzieri, del diametro interessato alla stessa zona da trattare, lo attaccate sopra la parte e lì applicate con un pennellino l’antiruggine, quest’ultimo è del tipo che converte la ruggine in ferro.

Dopo di chè, aspettate qualche minuto, il tempo che l’antiruggine si asciughi un po’, e poi togliete il nastrocarta, il giorno dopo rifate la stessa operazione, applicando la vernice con un pennellino.

Il nastro forato serve ad impedire che il trattamento, sia di antiruggine che di verniciatura, vada ad intaccare le zone non interessate.

Aiutate l’asciugatura con un fon, tolto il nastrocarta vedrete che vi resterà un bollino rotondo che potrebbe avere un po’ di spessore di vernice, ma questo è normale se non avete portato a metallo nudo la superficie.

Anche l’antiruggine, che converte in ferro la ruggine stessa, a volte lascia la parte di colore nero, ma questa è una cosa normale, fa parte della caratteristica di questo tipo di prodotto.

 

Come prevenire la formazione di ruggine nelle parti interne

Nella Niva la ruggine si può manifestare in due zone,  in quella interna degli scatolati del pianale ed esternamente sulla carrozzeria stessa, ora vediamo come operare sul primo caso.

La ruggine che si può formare negli scatolati del pianale, nei passa ruota, nel portellone ed all’interno delle portiere è la più subdola e va trattata con una accurata procedura, che può essere svolta anche in tempi diversi su ogni singola parte.

Procuratevi una cera spray per scatolati in formato bomboletta, solitamente fornita di un tubicino lungo circa 1 metro, sulla cui estremità  dell’ugello ha dei fori laterali.

Utilizzate lo spray con il lungo tubicino quando dovete trattare parti interne nascoste, inserendo lo stesso tubicino in tutti quei fori che, per esempio, vedete sotto il pianale, oppure nei fori di viti, sfiati o scoli d’acqua; in pratica, in ogni zona metallica che ritenete necessaria.

Togliete anche i pannelli delle portiere, così come quelli situati a fianco al divanetto posteriore, sotto il pannello che ricopre il portellone e, se riuscite, anche sotto la copertura in plastica del bagagliaio.

Prima di agire con lo spray, infilate bene in fondo il tubicino, poi spruzzando, lentamente sfilate il tubicino, questo farà sì che la cera si distribuisca omogeneamente in ogni direzione.

 

Come prevenire la ruggine sull’esterno della carrozzeria

Un altro tipo di ruggine è quella che si forma sulla carrozzeria esterna, con la caratteristica di risiedere sotto la verniciatura e facilmente osservabile attraverso la formazione di microporosità, piccole “bolle” ruvide al tatto.

Questo tipo di ruggine ha la caratteristica di non essere passante, ma solo superficiale e va trattata come indicato nella prima parte precedentemente esposta.

Per prevenire questo tipo di ruggine bisognerebbe effettuare almeno una volta all’anno (anche due se l’auto non viene solitamente tenuta al coperto) un buon lavaggio esterno di tutta la carrozzeria, asciugarla bene con un panno di daino e successivamente dare un’ intensa passata di cera, del tipo in pasta o quella liquida.

La cera va data con una spugna ben imbevuta di cera stessa (non con uno straccio), successivamente togliere lo strato bianco con un panno di lana, o microfibra, avendo cura di non darla sulle parti in gomma e/o plastica, altrimenti si rischia di diventare matti per toglierla, eventualmente mascherate queste parti con del nastrocarta per carrozzieri.

 

Altri consigli utili

Per prevenire poi  la formazione di ruggine nella parte inferiore, dove ci sono i tiranti, bulloni, molle degli ammortizzatori, etc…, si può agire con del buon WD40 (esiste anche in taniche da 5 litri), utilizzando un normale spruzzatore lo si distribuisce su tutta la scocca e le parti sopra indicate, comprese parti in gomma e plastica, attenzione però a non darlo anche sui tamburi e sui dischi dei freni.

Per tutte le parti in gomma e plastica (supporti, snodi, etc…) per mantenerle sempre morbide, così da evitare che si secchino precocemente,  consiglio di utilizzare della cera spray (meglio se cera d’api), quella che solitamente viene usata per i mobili, la considero meglio di quella per le auto.

Per quanto riguarda invece i cerchioni delle ruote, se volete proteggerli bene dalla ruggine, dategli una bella spazzolata utilizzando una spazzola in acciaio per trapano, successivamente passate del diluente su tutto il cerchione, tipo acquaragia ed alla fine verniciateli utilizzando del colore per alte temperature (tipo per marmitte auto, stufe, etc…) che trovate sotto forma di bombolette spray.

Di queste ne esistono di diversi colori, io vi consiglio un bel nero satinato, è un colore resistente e, se proprio volete fare un bel lavoro, passate il cerchione colorato con una pistola a calore, in modo da rendere più forte e duraturo il fissaggio.

Buon lavoro…