L’arte petrosa di Giorgio Fraino

(Paolo Gestri)
Idealmente ma anche scientificamente l’arte fenomenica, cioè quella concreta e specialmente quella scultorea esiste già per intero nella materia informe. Non per niente Michelangelo insegnava a “levare” attorno alle figure la materia superflua fino a dar vita al corpo nascosto; e quatto secoli dopo Picasso stupiva tutti col suo dire “io non cerco, trovo”.
L’invenzione dello scultore è uno scavare nella pietra e nel marmo che non sono sepolcri col morto ma fecondi involucri all’interno dei quali sussiste qualche vita da rivelare. Giorgio Fraino è ancora più esplicito: “Già così come si presenta – sostiene- la pietra suggerisce una immagine che ha in sè. Un angelo era in questo semicerchio…” e ti indica un’opera dove a faccia di un angioletto compare tra due grandi ali. Oppure ti mostra un gran medaglione petroso con una Madonna col Bambino ed una croce di lato; oppure il bel volto di una donna dai tratti sereni, rivelatori di antiche certezze.


Dunque, anche la pietra ha un “porto sepolto”, dove Ungaretti identificava la poesia.

Bisogna ora sapere che Fraino passa l’estate a Torri. Il paese è famoso per la presenza di alcune ataviche sculture, maschere o altro che hanno fatto parlare di “sassi scritti”, sempre attuali per la loro forza evocatrice.

L’artista ne è affascinato vedendo emergere volti dalla pietra e dal tempo. Gli viene allora spontaneo pensare al rapporto arte tempo e riflette ad alta voce: “Dovrebbe sempre avere l’arte la durezza della pietra per poter vincere le mode”.
E difatti le sue sculture non le ritroviamo in nessuna corrente specifica. Egli è un eclettico che dà vita all’anima genitrice della natura.

Asprando pater familias a Torri

(Paolo Gestri)

Finalmente un contadino nella storia.

Di nome Asprando,di professione massaro, vivente a Torri prima dell’anno Mille. Lo cita un documento del 982 in cui tal conte Lotario dei Cadolingi dona alla cattedrale di Pistoia alcune terre una delle quali “in loco Turri” coltivata dal nostro storico personaggio.In quel tempo Torri era un castello, come testimonia il suo stesso nome, ed era di estrema importanza considerata anche la vicinanza con la famosa Badia a Taona, un monastero che dettava legge su di una zona vastissima sui versanti pistoiese e bolognese.
Non per nientel’ebbe a cuore la stessa contessa Matilde di Canossa, quella che, papalina, tenne fuori una notte il potente imperatore.
Apsrando lo prendiamo appunto come il pater familias del paese alto sull’appennino e luogo di transito di una via altomedievale tra la Tuscia e la Lombardia ( oggi Toscana e Emilia): un monumento se lo meritava proprio e finalmente gli è stato innalzato un bassorilievo, opera dello scultore Giorgio Fraino di Pistoia.
L’inaugurazione è avvenuta ai primi di agosto, alla presenza dell’assessore alla cultura del Comune di Sambuca, Edgardo Ferrari cinto per questa “grande occasione” della solenne fascia tricolore.
Asprando era un longobardo, o almeno di quella stirpe. Ne è spia ancora una volta il nome, ma anche la storia conferma, Torri si trovava infatti sulla linea difensiva ( o offensiva, dipende dai punti di vista) che i Longobardi avevano costruito in faccia a quella dei Bizantini, attestati a guardia delle valli del Reno e del Sambro.
Gli abitanti di Torri ostentano fieri il documento col nome del loro prezioso testimone peché con esso possono dimostrare, carta alla mano, una storia anteriore alle più celebrate Pavana citata dal 998, e Sambuca datata la prima volta nel 1055.